Per cominciare, una tremenda tensione verso la leggerezza.
“Gravity wins. It hurts”,
ma se a volte si riuscisse a pareggiare?
Delinearsi nello spazio e nel tempo attraverso un movimento che sale, si stacca dalla dimensione orizzontale e cerca verticalità; trovare un corpo senza più un punto di riferimento unico, sotto, ma con una potenzialità d’azione a 360°.
Tutto parte da terra, sempre. Il movimento si srotola e scivola sul pavimento nel gioco di bambino tra il peso, le forze che lo sostengono e la sua imprescindibile precaria staticità per poi scoprirsi capace di un differente utilizzo di dimensioni solitamente solo guardate dal sotto all’insù
E’ una tensione che cerca di liberarsi dalla gravità, una curiosità che spinge ad indagare il corpo nella sua potenziale leggerezza e potenza.
E’ verificare attimo per un attimo come sia strettamente individuale il punto in cui viene tracciato il limite dell’equilibrio, è osservare come la forza necessaria per una trazione possa trasfigurarsi in una completa e naturale contrazione che liberi dal giogo del peso e spinga verso l’alto.
L’idea del corpo in volo o più semplicemente in equilibrio sincero tra il suo limite e il suo desiderio di superarlo/ superarsi/superar- sé
Ma dall’alto, benché si veda forse più lontano, si torna infine a camminare verso terra ed i piedi a penzoloni si riscoprono nuovamente complici di quelle orme che immobili, rimasero fedeli ad aspettarli.